[TITLE: È l’alba di un giorno nuovo per il Mezzogiorno? – da A. Ruggeri – “A new dawn for the Mezzogiorno?” – BBC Travel, 07 luglio 2014]
Durante gli anni ’50 Matera, una cittadina dell’Italia meridionale letteralmente scavata nella roccia, fu dichiarata la vergogna dell’Italia. All’epoca, circa 16000 persone abitavano nei Sassi, quartieri caratterizzati da antiche abitazioni scavate nel tufo, alcune delle quali accessibili solamente attraverso una botola ed una scala a pioli. Intere famiglie condividevano spazi angusti e male illuminati con pecore, maiali e capre; la fame dilagava. I sassi furono evacuati nel 1952, dopo essere stati dichiarati inagibili e a rischio sanitario.
Per anni ed anni pochi residenti – e ancora meno turisti – avevano intenzione di visitare i sassi. Ma durante gli anni ’60 e ’70 alcuni figli dei fiori cominciarono ad utilizzare queste grotte abbandonate come proprio rifugio e cominciarono a fare pressioni al fine di promuoverne il recupero. Durante gli anni ’80 il governo italiano ha proposto e promulgato alcune leggi a salvaguardia dei sassi; l’UNESCO ha dichiarato il sito Patrimonio Mondiale dell’Umanità; infine, nel 2003, Mel Gibson ha girato il suo film “The Passion of the Christ” proprio qui. Oggi i sassi sono tutto un brulicare di Bed and Breakfast, negozietti e ristoranti che sorgono in quelle stesse abitazioni scavate nella roccia che una volta simboleggiavano solo vergogna e miseria estrema.
Non c’è un posto come Matera. Non c’è un altro luogo nel mondo che sia paragonabile a Matera. Praticamente nessun altro insediamento è stato stabilmente abitato ininterrottamente per 9000 anni, e la città vanta più di 150 chiese rupestri e grotte risalenti al Neolitico: veri e propri tesori artistici ed archeologici. Nondimeno, le sfide affrontate da Matera sono state condivise da altre città da un capo all’altro dell’Italia meridionale. Forse potrebbe esserlo anche il suo successo nel campo turistico.
Il Mezzogiorno è quell’area che si estende per tutto il sud Italia e comprende anche Sicilia e Sardegna. Il nome fa ovviamente riferimento allo splendore del sole di mezzodì. Ma negli ultimi secoli, i raggi metaforici del sole sono stati ben pochi: dal Medio Evo fino al 1860, anno dell’Unità d’Italia, l’economia della zona è stata sostanzialmente di tipo agricolo – anche a dispetto della natura del territorio appenninico – aspro e roccioso – che rende la terra difficile da coltivare. Dopo la riunificazione dell’Italia, la situazione è addirittura peggiorata: imposte insostenibili, la mancanza di riforme strutturali unite ad un drammatico aumento di corruzione e criminalità organizzata hanno contribuito a gettare le basi per un’arretratezza destinata a perdurare negli anni.
Nonostante il Bel Paese – con i suoi 47 milioni di turisti censiti nel 2012 – sia tuttora al quinto posto tra le destinazioni turistiche più popolari del mondo, per il sud Italia la situazione non è altrettanto florida. Nel 2013, ad esempio, il turismo nel Mezzogiorno ha generato ricavi pari a meno della metà rispetto al resto della penisola. L’aumento dei volumi turistici internazionali, tuttavia, sta producendo interessi diversi rispetto alle “solite” Roma, Venezia e Firenze. I turisti sono alla ricerca di qualcosa di diverso, di nuovo, ci dice Andrea Barsotti, proprietario della KissfromItaly, un’agenzia di viaggi che si rivolge ad una clientela dalle esigenze sofisticate. In fin dei conti le regioni del Mezzogiorno offrono, in termini di attrattività, un patrimonio immenso e molto variegato: si va dagli antichi templi della Magna Grecia ai castelli normanni di epoca medievale, dalle distese di vigneti alle spiagge di sabbia bianca e finissima, con tradizioni culinarie sapienti fatte di prodotti genuini e vini il più delle volte poco conosciuti. Certo, il Sud Italia non ha ancora la reputazione delle regioni centro-settentrionali.
Antonello Losito – il proprietario dell’agenzia Southern Visions Travel – aggiunge: “fino a pochi anni fa, ben pochi avevano mai sentito parlare della Puglia – il tacco d’Italia – nonostante il notevole richiamo che gli 800km di costa ed i 60 milioni di ulivi (la regione è il primo produttore di olio a livello nazionale) potessero esercitare sul turismo, soprattutto dall’estero. Oggi, chi cerca un’esperienza più “autentica” dell’Italia, qualcosa di diverso dalla Toscana o dal Veneto, è più incline a scegliere mete nuove.”
Un’altra città che sta traendo enormi benefici da questo cambiamento di tendenza è Napoli. Al di là della Costiera Amalfitana o di Pompei, da sempre mete turistiche internazionali, c’è molto altro: forse il più bel museo archeologico d’Italia, se non d’Europa; tre castelli di epoca medievale; una tradizione culinaria unica (mai sentito parlare di pizza e sfogliatelle?); catacombe da far invidia a Roma; panorami mozzafiato: dal blu del mare del Golfo alla suggestiva mole del Vesuvio; un museo che ospita una collezione di opere – da Raffaello a Michelangelo, da Botticelli a Caravaggio – pari solo a quella degli Uffizi a Firenze. Napoli però resta purtroppo ancora legata, soprattutto a livello di copertura mediatica internazionale, ad un’immaginario collettivo che contempla storie di camorra e di spazzatura. Se qualche turista vi ha fatto una tappa temporanea, magari perché di passaggio per un’altra destinazione, lo ha fatto con il fiato sospeso ed il portafogli ben stretto.
“Nuovi locali, nuovi catalizzatori di aggregazione, stanno contribuendo a far percepire questa città sotto una luce nuova, persino da parte degli stessi napoletani” – ci ha detto Bonnie Alberts, napoletano d’adozione, che ha fondato il blog Napoli Unplugged. Il riscontro è immediato: nel solo periodo di Pasqua, ad esempio, c’è stato un incremento del 5% nelle prenotazioni alberghiere rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con l’84% delle strutture ricettive prenotato (occupato – trovare termine giusto)
La situazione, in ogni caso, è tutt’altro che rosea. La crisi economico-finanziaria ha manifestato al Sud effetti particolarmente intensi; in più, la carenza di infrastrutture – strade dissestate e collegamenti ferroviari insufficienti – rendono davvero difficili gli spostamenti. Qualcosa, seppur lentamente, sta mutando. Nel 2013, ad esempio, l’aeroporto internazionale di Comiso, Sicilia sud-orientale, è entrato in attività; importanti linee aeree come Alitalia, Ryanair e Vueling hanno incrementato le proprie rotte verso scali del meridione durante gli ultimi anni.
Ma è l’Italia stessa che sta prendendo coscienza di quanto vitali possano essere le opportinità turistiche che si stanno creando al sud. Un documento programmatico – il primo in assoluto sul tema – è stato pubblicato nel 2013 da parte del Ministero per gli Affari Regionali, il Turismo e lo Sport. Si tratta di linee guida emanate con lo scopo principale di gettare le basi per una gestione organica del turismo e delle risorse che esso può generare.
Uno dei punti cardine del documento riguarda l’importanza strategica del mezzogiorno e del suo potenziale dal punto di vista turistico, ancora non pienamente sfruttato. Altre linee guida riguardano in particolar modo la gestione e lo sviluppo di siti di interesse culturale (per esempio la Reggia di Caserta, Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO dal 1997) e di nuovi itinerari e percorsi turistici, anche sfruttando sponsorizzazioni private e modelli d’impresa pubblico-privati.
Dal punto di vista turistico, il Mezzoggiorno non è ancora competitivo: potrebbe – o dovrebbe – esserlo in maniera molto maggiore. Per il momento, una cosa è certa: per la prima volta dai tempi dei Grand Tour di settecentesca memoria il Mezzogiorno è tornato ad essere una meta ambita dai viaggiatori, e città come Matera non rappresntano più una vergogna per l’Italia.